27 dicembre 2006

2005

Alzatevi, andiamo

C’è qualcosa che va oltre la fede, e che appartiene alla sensibilità umana, all’onestà intellettuale, alla storia.

In quei giorni il mondo si è fermato in preghiera, perché uno degli uomini più importanti del ‘900, ed incredibilmente anche uno dei più amati, stava per morire.

Si potrebbe parlare a lungo di Carol W., di ciò che ha fatto, del suo incredibile carisma.
L’ultimo insegnamento è stato forse uno dei più belli, dei più toccanti. Quelle parole non dette, la smorfia di dolore, il gesto di stizza alla finestra del Vaticano pochi giorni prima di morire, hanno commosso il mondo. C’era un’umanità incredibile in quei gesti, una forza e una dignità che ha colpito nel profondo.
L’ostinazione a non piegarsi alla malattia, a combattere con essa e sentirsi uomo, a non rinunciare alla propria vita.
La volontà di esserci comunque, di lottare senza rassegnarsi. Cercando di essere sempre più forti, perché anche in queste situazioni si potesse comunicare qualcosa.
In un mondo che predica l’efficienza a tutti i costi, la salute e la bellezza, e che nasconde la sofferenza, il dolore, e disprezza la debolezza, è stato un esempio diverso, una nuova speranza per molti. Avrebbe potuto ritirarsi, lasciando il posto ad un altro, per curare se stesso, per nascondersi, fino ad aspettare la fine. E forse l’avrebbero applaudito, il vecchio sofferente che ha deciso di mettersi da parte. Che cosa ci si sarebbe potuto aspettare da uno così?

Scegliere la vita, anche per chi è malato, vecchio e sofferente è sempre una vittoria. E non si misura, non si calcola con le leggi del mondo.
Gli ultimi giorni di Carol W. sono stati la buona notizia per i tanti che, soli, quotidianamente lottano contro i dolori della vita.

/Carmine Fiume/



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