31 dicembre 2006

La vita da sola

Non mi piace stare qua, incastrata dietro al bancone. Non mi piace incrociare le vetrine ed il mio riflesso ingombrante. Non mi piaccio da sempre, da troppa che sono. Che li fa a fare i figli chi è brutto. Che ci sto a fare io qui. In questa pizzeria al taglio, in questa cassa scassata, in questa vita faticosa, che ci vivo in affanno, come quando faccio le scale di casa, come quando al buio mi sembra ancora di vedermi. A volte vorrei sparire e sentirmi leggera, non essere niente, non avere il peso di questo sovrappeso che mi porto dietro. Mi ricordo i campiscuola, e gli amori. Gli amori degli altri, delle amiche più belle, di quelle più magre. E i consigli che davo, ed i pianti a dirotto, i pianti da sola, per nessuno che c’era lì ad aspettarmi, a guardarmi, a lasciarmi fiori o canzoni copiate su un diario. E ora qui con la puzza di tonno e cipolle, di patate e rosmarino e di farina da impastare, di pale e forno a legna. E tutti che pagano e aspettano il resto, nessuno che ringrazia e gli sguardi che si incrociano. Io li leggo, gli occhi degli altri li leggo, la pena per me e la vergogna per il mio grasso. Che almeno prima ero più giovane, che gli amici ce li avevo quasi per forza, me li trovavo ogni mattina in classe, che almeno ci parlavo e li ascoltavo e rubavo un po’ di amore nelle storie degli altri. Ma ora, ora con chi parlo? “sono tre euro” “non è che ha venti centesimi?” “quella con la mozzarella tra quanto esce?”. E mi vergogno delle mie mani gonfie, mi vergogno a dare il resto, a mostrare anche solo le braccia. Ed il peggio arriva l’estate, scoperta, a trattenere il sudore come fosse una roba mentale. Speriamo che non si veda, speriamo che non si senta. E quella pala che ballonzola sul soffitto arranca più di me, in questa vita scomoda per chi supera i cento chili, in questo appartamento troppo alto da raggiungere a piedi, per questo corpo troppo grande da nascondere, per un lavoro troppo brutto da bastare. Che quando mi ricordo i campiscuola gioco a mischiare le carte, a sfumare i contorni, a confondere le immagini. E allora le attenzioni mai avute diventano le mie, tutti gli occhi per me. Amore nei sogni, in questo letto gentile, l’unico che riesce a sopportare il dolore che porto dentro, a sorreggere tutta questa vita da sola.

/Alessandro Corazzi/



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