L’11 settembre del 2001 quando all’incirca all’ora di pranzo tutti i telegiornali davano la notizia dell’abbattimento delle torri io guardavo una replica di Linda e Il Brigadiere su Raisat, all’epoca su Stream. Ero a pranzo e mi godevo i simpatici siparietti tra Manfredi e la Koll mentre il mondo cambiava, o così si diceva e si dice ancora.
Poco dopo andai agli allenamenti, ero ancorai in fase di preparazione. Arrivato al campo parlavano tutti di questa storia di un attentato in America, dello scoppio della terza guerra mondiale. Il bassissimo tasso di alfabetismo della squadra fece sì che neanche da quelli discussioni riuscii a comprendere il peso di quanto accaduto e a dire la verità non capivo proprio di cosa stessero parlando. Se non verso le sette, quando mio padre mi venne a prendere agli allenamenti allora cominciai a capire qualcosa soprattutto grazie alla radio che cercava di analizzare forse la questione più importante legata al grande e tragico evento: Roma- Real Madrid si deve giocare o no?
Mi ci è voluta l’intera giornata e finalmente il telegiornale della sera per essere al passo coi tempi, per essere impressionato, impietosito o non so che altro da quelle immagini tanto eclatanti. Centinaia e centinaia di persone morivano, altre non facevano altro che inalare polveri che col tempo e nella sofferenza li avrebbero spenti a poco a poco, questo veniva già raccontato sulle tv di tutto il mondo ed io ero preso dalle indagini del povero Manfredi, che da lì a poco si sarebbe spento, la Koll sarebbe diventata una mezza suora ed il mondo non sarebbe stato più lo stesso, così dicevano, dicono e diranno ancora.
Su di un fatto del genere non avrei saputo trovare un punto di vista migliore se non il mio fuori tempo, fuori asse, al di là di ogni fuso orario, collegato col mondo attraverso una fiction già andata in onda anni prima.
Per il resto non c’è altro da raccontare che non si sia già detto, pensato, immaginato, complottato o intuito.
Resta la sorpresa, il dolore e qualche dubbio di quei giorni, le amare conseguenze degli anni successivi e una stupida poesia di un ragazzino che in quell’anno scelse anche di smettere di giocare a calcio.
Non sta seduta al fianco dei potenti
Non sta nelle moda qualunquista
Di sfilare come pacifista
Non sta nelle multinazionali
Non ha interessi o cambiali
Non sta legata chiusa dentro a un sacco
Non sta in un terrorismo vigliacco
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