31 dicembre 2006

A SUD DI LAMPEDUSA

“Posto di manovra generale.
Posto di manovra generale.”

Eccoci qua. Si parte di nuovo. E’ il secondo anno consecutivo che la mia nave parte a cavallo di ferragosto. Mia moglie si incazza con me come se fossi io a decidere i turni di Vi.Pe. delle navi della marina.
Vi.Pe. perché dopo vent’anni si chiama ancora vigilanza pesca non riesco a spiegarmelo, visto che lo sanno tutti che ormai andiamo a caccia di barconi. Spero di non trovarli. Nessuno spera di trovarne. Non è né per razzismo né per solidarietà. E’ per egoismo perché non è bello per nessuno trovarsi tanto dolore proprio davanti agl’occhi.

“Recuperare il corpo morto a prora.
Poppa molla e rientra.
Macchine avanti adagio.
2-1-0 via.”

Eccoci qua, siamo fuori del porto di Augusta ed io dopo quattr’anni imbarcato ancora mi chiedo perché io che sono furiere e faccio stipendi, rimborsi spese o addebiti, devo fare le guardie qui in plancia ad impostare le macchine e scrivere sul brogliaccio tutti gli ordini isterici di questi ufficialetti appena usciti dall’accademia. Solo perché si usa una penna non vuol dire che ci vuole un segretario.

“Sig. D’addario siamo in area di pattugliamento”
“ricevuto avvertite il comandante”

Eccoci qua 36 ore dopo siamo arrivati in area di pattugliamento a sud della Sicilia, a sud del nord Africa, a sud di Lampedusa, e speriamo almeno che prendano i cellulari.
“Oh Mino.”
“Eh.”
“Ca pigghia il telefono in ‘sta spacchiu d’area?”
“No. Anzi si . Ma sulu qquai de costi, ‘zzicati allu bordo norde”
“E che minchia stiamocene ‘ziccati allora.”
“Ce boi da mie. Dipende da iddhi da li capacchioni”
“E secondo tia?”
“Secondo mie è mutu difficile Giua’. Ca se stimu aqquai susu clandestini non c’è ne. Tocca cu vai abbasciu se voi li truevi e lo sai com’ete chistu de comandante, chistu ‘ole cu li carcamo mica come quidd’autro che scia fuggendo fuggendo…”
Aveva ragione Mino, il leccese, questo comandante qua avrebbe pattugliato tutta l’area e di momenti per telefonare ce ne sarebbero stati pochi. Era meglio così, almeno con questo comandante facciamo il nostro lavoro. Con quel pezzo di merda di prima si scappava dai barconi e quando proprio se li trovava davanti faceva qualsiasi cosa per arrivare dopo la guardia di finanza o le capitanerie di porto.

“Sveglia generale colazione pronta.
Sveglia generale colazione pronta.”

Eccoci qua. Sesto giorno in mare di clandestini nemmeno l’ombra. Per fortuna. Domani è ferragosto speriamo prenda il cellulare almeno per fare gli auguri a casa.
“Capo Bruno in Plancia. Capo Bruno in Plancia.”
Che minchia vogliono questi a quest’ora del mattino?
“Bruno l’ho fatta chiamare io.”
“Comandi comandante.”
“Lei è di Pantelleria vero?”
“Sì comandante”


“Bene venga vicino alla radio, siamo in comunicazione con un peschereccio di Lampedusa sembra abbiano trovato un clandestino nelle reti, non parlano italiano veda se li capisce lei.”
“Sì. Dicono di averlo trovato aggrappato ai resti di un paiolo di un gommone vivo ma molto deperito ed assetato.”
“Fagli chiedere cosa gli è successo.”
“Un attimo hanno problemi a comunicarci. Dice che era su di un gommone insieme agli altri diretti tutti a Lampedusa poi nella notte dopo poche ore dalla partenza si sono ribaltati a causa di una mareggiata.”
“Mareggiata? Ma se il mare è calmo dove cazzo stanno loro? Fatti dare la posizione. Sottocapo Tricarico metta il punto sulla carta. Bruno si faccia dire anche quante persone erano a bordo del gommone.”
“Dice cinquanta circa”
“Cazzo. Dov’è il punto Tricarico?”
“Per 1-4-0 comandante a 120 miglia.”
“Cazzo ci metteremo tutto il giorno ad arrivare là, non troveremo nessuno vivo.”

Eccoci qua in marcia verso quest’area dove speriamo di trovare qualche disgraziato ancora vivo. A mensa c’è una lite due marinai fanno quasi a botte perché uno ha detto che fosse per lui li lascerebbe lì e anzi meglio che sono affondati almeno non vengono a romperci i coglioni in Italia, l’altro è schizzato lo voleva aggredire, dice che anche i suoi bisnonni hanno fatto un viaggio della speranza solo che loro partivano dall’Italia e ce l’hanno fatta ad arrivare. Non penso sia l’unico che abbia avuto qualche avo emigrante, qui a bordo, certamente però è tra i pochi che se lo ricorda. Quanto all’altro , beh l’altro penso che incarni il pensiero comune su questa nave, e non ho nemmeno più voglia di discuterci.

“posto di manovra di plancia e prora.
posto di manovra di plancia e prora.”

Eccoci qua, siamo arrivati in area e abbiamo solo un ora e mezza prima che faccia buio. Il comandante ha richiesto tre aerei d’avvistamento marittimo, gli Atlantic. E’ bello che il proprio capo non sia un coglione. Purtroppo in più di vent’anni di marina mi è capitato di poterlo dire poche volte. Di aerei ne hanno mandato solo uno. Abbiamo avvistato qualche cadavere, li abbiamo caricati a bordo. In tutto sette, è stato quasi un record visto il poco tempo che avevamo. Ora però il sole è tramontato e il mare incomincia ad ingrossarsi di nuovo. Ci chiamano da Augusta ci ordinano di rientrare che tanto se il mare domani è mosso ricerche non se ne possono fare. E dopo 72 ore un corpo umano in mare affonda definitivamente. Pazienza per l’altra quarantina di corpi che mancano all’appello, tanto non interessano a nessuno, almeno a nessuno a nord di Lampedusa.
Stanno sistemando i corpi dei naufraghi nei sacchi sigillati, sento dire “per fortuna ne abbiamo pescati solo sette” perché di sacchi sigillati ne avevamo solo dieci; se ne avessimo presi di più ci saremmo dovuti inventare qualcosa con i sacchi della spazzatura e non sarebbe stata la prima volta.

Eccoci qua, gli affogati sono gonfissimi funziona così prima si affonda e si muore poi il corpo dopo meno di un giorno torna a galla sformato. C’è anche una donna lo si capisce dai seni che sono diventati abnormi, erano tutti di colore anche se non è facile capire se fossero arabi, nord-africani o centro-africani perché il loro colore è sbiadito e verdastro reso innaturale dall’azione del mare hanno ancora attaccati brandelli di vestiti e brandelli di pelle i loro occhi non ci sono più.
Eccoci qua e pensare che questi davanti a me del loro gommone sono quasi dei privilegiati, visto che gli altri resteranno per sempre in fondo al mare e pensare che se uno non avesse avuto la forza di rimanere attaccato una notte ad un pezzo di legno noi non l’avremmo nemmeno mai saputo.
Eccoci qua, loro non lo possono più dire.

/Lorenzo Galieni/


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