Si accorse che la porta non esisteva, l’entrata era sul lato opposto a quello affianco al quale si era fermato, e consisteva in un foglio di lamiera piegato a 45 gradi rispetto al resto, incastrato nel terreno e pericolante nella sua parte superiore.
Entrò.
Nella penombra, alla quale i suoi occhi non si abituarono subito, scorse la figura che sedeva dietro il bancone di truciolato i cui bordi sembravano mozzicati dando l’idea di un appoggio alquanto periglioso. Il torso dell’uomo era coperto da una canotta bianca che mostrava aloni gialli di sudore nella parte adiacente al petto e poi anche alle due ascelle, la parte inferiore del corpo non era visibile, ma in testa portava un berretto a retina dal quale uscivano qua e là ciocche di capelli arricciati dalla sporcizia e di colore nero e bianco; il volto era occupato per la maggior parte da un naso grosso e bitorzoluto, affiancato da due occhi semichiusi dalle sopracciglia cadenti e sovrastante due labbra carnose spaccate dalle piaghe dovute al sole; le guance sembravano quelle di un cane boxer ed erano solcate da profonde rughe nelle quali le goccioline di sudore s’incanalavano come in un sistema di chiuse fluviali.
Naturalmente era un tipo di poche parole, a lui interessava solo rendersi conto il prima possibile di quanto si doveva muovere dal suo posto per servire i pochi clienti che riceveva, e farlo il più in fretta possibile, per poi ritornare al suo ambito sgabello a fissare la porta che non c’era.
Lui invece aveva voglia di parlare e riuscì a farsi dire che dall’altra parte della strada c’era un paese, incuriosito uscì fuori attraverso la non-porta e scrutò in direzione della carreggiata opposta.
Capì perché prima non si era accorto di un assembramento degno del nome di paese, semplicemente non c’era un paese ma 4 o 5 roulotte parcheggiate stabilmente in mezzo al nulla.
Rientrò nella baracca appoggiandosi alla pseudo porta e chiese se lo si stesse prendendo in giro ma l’uomo gli rispose che il “paese” (esistente quanto la porta) aveva anche un nome e gli mostrò la il messaggio di benvenuto stampato su etichetta adesiva che vendeva.
Sorpreso, notò l’espressione spazientita del suo interlocutore, evidentemente ansioso di tornare alla sua prolifica occupazione antecedente, così chiese da bere e del ghiaccio a parte.
I cubetti erano gialli, ma una cosa lo sorprese ancor di più: accanto al refrigeratore da dove il gentile personaggio aveva preso bibite e ghiaccio c’era quello che, nella penombra, lui aveva scambiato per un armadio ma che ora si rendeva conto essere una bara. Chiese delle spiegazioni e si sentì rispondere che la bara era in offerta, e si riceveva un ulteriore sconto se ci si scavava la fossa da soli. Naturalmente l’uomo non aveva intenzione di dare ulteriori spiegazioni ma la situazione era veramente incomprensibile e, sfidando lo sguardo bramante inedia, chiese il perché di un’offerta talmente inusuale.
- è per gli aborigeni!
Rispose una terza persona entrando dalla porta che non c’era; vestiva soltanto una salopette di jeans blu, con il colore e il tessuto consumati sulle cosce, niente scarpe, testa calva e una folta e lunga barba bianca; guardandolo meglio si accorse che la salopette era retta da una sola bretella, incrociata sul petto
per raggiungere il bottone opposto, lasciando penzolare l’altro lembo che scopriva così il capezzolo scuro circondato da ciuffetti di candidi peli. L’uomo al bancone tirò un sospiro di sollievo e rientrò nel suo stato simil-catatonico lasciando al vecchio l’incombenza delle spiegazioni.
- vede, qui siamo nel bel mezzo di una delle più trafficate “vie dei canti”, gli itinerari ripercorsi dagli aborigeni sulle tracce dei loro antenati mitologici, questa “via”, in particolare, è piuttosto estenuante dato che si estende nel mezzo del deserto e incontra anche diversi dislivelli; inoltre gli aborigeni sono soliti percorrerla in età avanzata, quando sentono che la morte è vicina e che per loro potrebbe essere l’ultima occasione per farla tutta o per morire con il massimo degli onori nei luoghi toccati dal progenitore della propria tribù.
Continuava a sfuggirgli qualcosa, ma vide che il vecchio calvo stava ricominciando a parlare dopo aver sorseggiato una buona metà della sua bibita.
- permetta che beva sotto suo pagamento visto che la gola mi si sta seccando per soddisfare la sua curiosità… comunque questo è il punto in cui di solito arrivano stremati e poco dopo si accasciano morenti al suolo. In questo modo si stava formando u vero e proprio cimitero a cielo aperto con relative nefande conseguenze, così, visto che io sono falegname ho cominciato a costruire bare in cui mettere quei poveretti, ma poi sono diventato troppo vecchio per scavare anche le buche, e il mio amico, qui, ha il suo lavoro, che come vedi lo tiene impegnato per tutta la giornata, quindi consigliamo a chi vuole un riposo dignitoso nell’aldilà di scavarsi una buca da solo, assicurando che se si muore nello sforzo, verrà comunque sepolto anche se non si assicura che questo avvenga immediatamente. Ecco tutto!
Si alzò, aprì la copertura di quel letto eterno e d’un tratto gli apparve la soluzione a tutti i suoi problemi, tutto sommato anche lui stava facendo un lungo viaggio e quel posto fuori dal mondo gli sembrava adatto a porre fine al suo vagabondare, pensò che un cuscino su cui appoggiare la testa e una tavola di legno a proteggergli la testa dalla pioggia erano sempre meglio del niente con cui si ritrovava ora. Chiese il prezzo ma si rese conto di non avere i soldi necessari, però aveva ancora la macchina, e i due accettarono lo scambio senza farsi troppe domande su cosa volesse fare quel viaggiatore con la bara…
Visto che la porta non c’era, portò agevolmente la bara fuori dalla baracca, dopo essersi fatto dare una pala dai due, che gli avevano inoltre indicato dove poter andare a scavare (soprattutto per sapere dove andare a recuperare la pala e chiudere la buca). Se la legò in vita con una lunga corda e la trascinò verso la meta come fanno i centometristi con i pneumatici in allenamento. Fu già faticoso arrivare sul posto in quel modo, e doveva pure scavare ora; la maglietta l’aveva legata in testa, per proteggersi dal sole e mentre scavava in quel deserto sembrava un arabo in cerca del petrolio.
La terra era dura, la fatica enorme e il sudore scendeva prima a rivoli sul suo corpo e poi cominciò a traspirare direttamente a chiazze, come fossero laghi emergenti spontaneamente dalla terra; lo scavo, però, lo teneva occupato, concentrato, ci provava gusto e ne rimase addirittura soddisfatto, pensava ci avrebbe messo chissà quanto e invece aveva già finito, gettò la bara nella fossa e pensò che un bel sonno se l’era proprio meritato, pensava di addormentarsi e quindi di non sentire niente quando sarebbe morto soffocato per mancanza d’aria dopo che il vecchio pelato avrebbe completato l’opera, si rimise la maglietta e si stese beato, si addormentò pensando a quei poveri aborigeni in fin di vita che dovevano fare tutta quella fatica per avere una morte dignitosa, mentre lui aveva sbrigato la pratica in poco tempo e con invidiabile vigore, ma allora… si addormentò con un pensiero incompiuto nella testa, d’altronde aveva guidato tutta la notte e ora era così soddisfacentemente stanco da non riuscire a finire i suoi stessi ragionamenti…
TUD! TUD! TUD! TUD! TUD!
Pensò di essersi svegliato nell’aldilà, e incuriosito aprì gli occhi per vedere come fosse: buio e stretto come una cassa da morto,
TUD! TUD! TUD! TUD! TUD!
D’un tratto fu preso dal panico, “mi sta sotterrando vivo!” pensò, “cosa sentirò quando comincerà a mancarmi l’aria?” si chiese nel panico,
TUD! TUD! TUD! TUD! TUD!
“Io volevo morire nel sonno, non volevo accorgermi di niente!”,
TUD! TUD! TUD! TUD! TUD!
D’un tratto la fine del pensiero incompiuto col quale si era addormentato gli si rivelò: ma allora perché non restare lì a scavare le fosse per i morituri? Si poteva far dare la differenza di prezzo che sottraevano a chi acquistava la casse da morto, non era molto, ma in quel posto non è che avesse bisogno di chissà cosa, giusto di una baracca di lamiera senza porta nella quale dormire e della soddisfazione che aveva trovato nello scavarsi la fossa… TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! TUD!
- AIUTO! AIUTO! AIUTO! NON VOGLIO MORIRE! TIRATEMI FUORI DI QUI!
TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! Il vecchio non lo sentiva…
- AIUTO! AIUTO! AIUTO! NON VOGLIO MORIRE! TIRATEMI FUORI DI QUI!
TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! Niente…
- AIUTO! AIUTO! AIUTO! NON VOGLIO MORIRE! TIRATEMI FUORI DI QUI! AIUTO! AIUTO! AIUTO! NON VOGLIO MORIRE! TIRATEMI FUORI DI QUI! AIUTO! AIUTO! AIUTO! NON VOGLIO MORIRE! TIRATEMI FUORI DI QUI!
Provò con tutto il fiato che gli permetteva quello spazio ormai povero d’aria… TUD! TUD! TUD! TUD! TUD! Tu...
- ho capito bene, vuole essere tirato fuori?
- si, si la prego…
……………………………………………………………………………
era calmo ora, in piedi sul ciglio della fossa a guardare quella che era stata la sua tomba per un tempo breve ma più che sufficiente; espose la sua idea al vecchio
- si può fare, nel frattempo potrei anche insegnarle a costruire bare, ormai sono vecchio e se la piace il lavoro manuale si potrebbe anche appassionare all’idea…
- può darsi, per ora mi accontenterò di scavare fosse…
- venga, allora, la aiuterò anche a mettere insieme della lamiera per costruire la sua nuova casa, ne abbiamo ancora un po’ laggiù, c’è avanzata dalla costruzione dell’emporio. C’è solo un problema…
- quale?
- Non abbiamo porte…
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